Edizione ridimensionata ma i diritti universali degli animali sono ugualmente calpestati, però qualcosa sta cambiando
Nemmeno il coronavirus ha bloccato in Cina il brutale Festival della carne canina di Yulin, iniziato nel solstizio d’estate, domenica 21 e che durerà una settimana. Quest’anno visto che i wet market, in cui gli animali vengono macellati vivi, sono finiti al centro di polemiche mondiali, si è tentato di occultare la fiera spostandola quasi interamente nelle periferie della città cinese. Nonostante poche settimane fa la Cina abbia deciso di rimuovere i cani dalla lista del «bestiame» per includerli tra gli «animali domestici di compagnia», non è stato vietato esplicitamente il perpetuarsi di questa barbaro tipo di business.
«Migliaia di cani e gatti sono presi da strade o rubati da cortili, vengono rinchiusi in gabbie e stipati su tir, senza cibo e acqua, – scrivono su Facebook gli attivisti dell’associazione Humane Society -, molti muoiono per le ferite, soffocamento, disidratazione o infarto prima di raggiungere la loro triste destinazione, il macello». L’associazione americana ha stimato che sono 10 milioni i cani abbattuti ogni anno in Cina per la carne, ma intravede la speranza che questa sia l’ultima edizione, un auspicio che proviene da alcune città come Shenzhen e Zhuhai dove il commercio di carne canina è stato vietato. #yulin
LE OBSOLETE TRADIZIONI DI YULIN, RITENUTE SEMPRE MENO CORRETTE, NON PIACCIONO ALLE NUOVE GENERAZIONI
Il consumo di carne di cane (ma anche di gatto) in molti paesi orientali è tradizionalmente consolidato quanto lo è quello di altri animali in differenti zone del pianeta, ma almeno su un punto etico è necessario convergere. Tutti gli stati mondiali dovrebbero ricordarsi dell’articolo n. 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’animale il quale indica esplicitamente che “nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli” e nel secondo punto proclama che “se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia”. Nell’articolo n. 9, il testo stilato dall’Unesco nel 1978, si fa ancora più specifico: “Nel caso che l’animale sia allevato per l’alimentazione deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore”.
Tutto questo non succede, anzi, gli animali vengono maltrattai in ogni modo, ma qualcosa sta cambiando, soprattutto negli usi e costumi delle nuove generazioni. Nel 2019, Il giornalista Jidong Wu, ha spiegato che non tutta la popolazione cinese mangia carne di cane, a farlo sarebbe rimasta per lo più la fascia anziana. I giovani stanno abbandonando questa usanza e la conferma arriva dai dati di una ricerca condotta dalla società specializzata Horizon, che rivela come il 70% degli intervistati non abbia mai mangiato carne di cane, e nella restante percentuale il consumo viene definito sporadico. In un altro sondaggio, in cui si aggiungono le partecipazioni di China Animal Welfare e Avaaz, è emerso che il 64% dei cinesi vuole la chiusura della fiera di Yulin e il divieto assoluto del consumo di carne canina è voluto dal 57% della popolazione, una maggioranza pronta a spodestare la crudele tradizione ultracentenaria.
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